Frasi Gli indifferenti di Moravia, le più belle per riflettere

Citazioni celebri Gli indifferenti, le frasi più belle

Capiva che per cambiare bisognava prima distruggere senza pietà.

La stessa favolosa irrealtà dei sogni metteva tra i suoi ricordi quell’impalpabile atmosfera che di certe parole e di certi atti rapidi e straordinari fa poi pensare: sono avvenuti oppure me li sono immaginati, sognati, fabbricati io?

Quando non si è sinceri bisogna fingere, a forza di fingere si finisce per credere; questo è il principio di ogni fede.

Sai cosa si fa quando non se ne può più? Si cambia.

Siamo tutti uguali. Fra le mille maniere di fare un’azione, scegliamo sempre istintivamente la peggiore.

Frasi famose belle da Gli indifferenti

Da quell’ombra laggiù, che riempiva l’altra metà del salotto, l’onda morta del rancore si mosse, scivolò contro il petto di Carla, disparve, nera e senza schiuma, ella restò cogli occhi spalancati, senza respiro, resa muta da questo passaggio di odio.

Non staccava gli occhi da terra: c’era veramente in tutti quei piedi che calpestavano il fango davanti a lui una sicurezza, una fiducia che egli non aveva; guardava, e il disgusto che provava di se stesso aumentava; ecco, egli era dunque così, sfaccendato, indifferente; questa strada piovosa era la sua vita stessa, percorsa senza fede e senza entusiasmo, con gli occhi affascinati dagli splendori fallaci delle pubblicità luminose.

Quale debole sforzo basterebbe per essere sinceri, e come invece si faccia di tutto per andare nella direzione opposta.

Siamo separati, lontani… perché siamo così? È come se fossimo soli, è come se non ci vedessimo.

Tutta questa gente sa dove va e cosa vuole, ha uno scopo, e per questo s’affretta, si tormenta, è triste, allegra, vive, io… Io invece nulla… Nessuno scopo… Se non cammino sto seduto: fa lo stesso.

Aforismi Alberto Moravia, altre riflessioni tratte dal romanzo Gli indifferenti

È una di quelle fanciulle che non sono mai state innocenti: oggi uno, domani un altro, sciagurata figura del nostro tempo corrotto.

Non aveva fame, tra tutte quelle cose affamate della sua vita; in verità questa stanza nella quale avrebbe dovuto nutrirsi, si era nutrita di lei: tutti quegli oggetti inanimati avevano succhiato giorno per giorno la sua vitalità, con una tenacia più forte dei suoi vani tentativi di liberazione: nel legno cupo delle credenze panciute fluiva il suo miglior sangue; in quell’eterno biancore dell’aria si era dissolto il latte della carne, nel vecchio specchio là, di fronte al suo posto, era rimasta prigioniera l’immagine della sua adolescenza.

Un tempo, a quel che pareva, gli uomini conoscevano il loro cammino dai primi fino agli ultimi passi; ora no, la testa nel sacco, oscurità, cecità, ma bisognava pure andare in qualche luogo. Dove?