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Aforismi di Nietzsche con spiegazione: le 10 citazioni più belle

Quelli che ballavano erano visti come pazzi da quelli che non sentivano la musica (Verità e menzogna).

Nietzsche è sicuramente fra quelli che ascoltano la musica. Questa frase pone una riflessione di rilievo: in un mondo di pazzi, l’unico sano di mente viene considerato pazzo. Il filosofo era un “sano” tra i “malati di ignoranza”, che non avevano il coraggio di vedere il mondo per quello che era: fatto di sovrastrutture che hanno allontanato il genere umano dal suo vero scopo, ovvero quello di ricercare un Oltreuomo capace di strappare bugie incrostante per far vedere a tutti chela vita non è altro che una grande menzogna.

Dio è morto! Dio resta morto! E noi l’abbiamo ucciso! Come potremmo sentirci a posto, noi assassini di tutti gli assassini? Nulla esisteva di più sacro e grande in tutto il mondo, ed ora è sanguinante sotto le nostre ginocchia: chi ci ripulirà dal sangue? Che acqua useremo per lavarci? Che festività di perdono, che sacro gioco dovremo inventarci? Non è forse la grandezza di questa morte troppo grande per noi? Non dovremmo forse diventare divinità semplicemente per esserne degni? (La Gaia Scienza)

La morte di Dio è uno dei perni della filosofia nietzschiana (o nicciana), una morte che coincide con la fine dei valori comunemente riconosciuti nel Medioevo: la morale come si era allora conosciuta perde le proprie basi, per dar spazio a un nuovo tipo di morale, assolutamente terrena, che non fonda le proprie radici nell’ultraterreno. Il Dio giudaico-cristiano non esiste più perché è stato assassinato dalla scienza e quindi dall’uomo, che si ritrova senza una guida sicura e ciò crea costernazione: senza quei valori infusi nell’uomo da Dio, dove li troverà nella modernità? Deve essere capace di costruirli da sé, abbattendo quella malinconia caratteristica dei deicidi, coloro che si sono votati al progresso senza pensare alle conseguenze delle loro azioni. A loro il compito di proseguire in un mondo senza influenze celestiali di alcun tipo: il superamento di sé è la parola-chiave, quella che apre la porta di un nuovo universo, quello del Superuomo, capace di costruire, abbattere e ricostruire nuove morali e nuovi modi di intendere la vita e il mondo attraverso un nichilismo decostruttivo e costruttivo allo stesso tempo.

La vita senza la musica sarebbe un errore (Il crepuscolo degli idoli. Ovvero come si fa filosofia col martello).

La musica esprime il nonsense della vita umana, per questo è così importante per Nietzsche. Fa affiorare la parte dionisiaca di ogni uomo, quando è pura, senza troppi artifici e strutture rigide: quando viene lasciata libera (e in una fase della sua vita quella del musicista Richard Wagner fu la sua massima espressione), riesce a comunicare perfettamente a ogni uomo e lo connette alla sua vera natura. La musica è come Dioniso, il dio dell’ebbrezza, posto in contrapposizione ad Appollo: ubriaca e inebria, dà quel senso di euforia che rende felici senza capire il perché. Se la musica non esistesse più, nemmeno la vita avrebbe senso perché sono connesse da quel filo di illogicità che, a detta del filosofo, collega tutto.

Chi lotta con i mostri deve guardarsi di non diventare, così facendo, un mostro. E se tu scruterai a lungo in un abisso, anche l’abisso scruterà dentro di te (Al di là del bene e del male).

Lottare con i mostri senza diventare mostri. Questo è il primo senso superficiale del famoso aforisma nicciano. Può capire che, quando si studia un avversario, si finisce spesso per impossessarsi di quelle sue “stesse” armi che lo hanno reso un uomo che merita solo biasimo. Non bisogna mai scendere al livello di chi detestiamo per non diventare esattamente come lui. Ma c’è anche un livello di analisi più profondo di questa frase: guardando dentro sé stessi, si sprofonda in un mare d’illogicità che stordisce; ma è proprio quell’illogicità il nonsense della vita.

Che cosa significa nichilismo? Significa che i valori supremi si svalutano. Manca lo scopo. Manca la risposta al: perché? (Frammenti postumi)

Deve essere preso in considerazione solo un tipo di nichilismo quando si parla di Nietzsche: quello attivo, capace di distruggere i vecchi valori per crearne di nuovi. L’unico davvero capace di annichilire tutto attivamente è l’Oltreuomo, che cancella e ricostruisce ogni valore senza diventare mai prigioniero delle cose e delle credenze.

No, noi non amiamo l’umanità: e d’altro canto siamo ben lontani dall’essere “tedeschi” abbastanza, nel senso in cui oggi ricorre la parola “tedesco” nell’uso comune, per metterci dalla parte del nazionalismo e dell’odio di razza (La Gaia Scienza)

Una frase di Nietzsche di primaria importanza: con essa si scrolla di dosso tutte quelle credenze che sono circolate sul suo conto dopo la sua morte, avvenuta il 25 agosto 1900, e che lo hanno dipinto come un fautore della razza superiore capace di governare su quella inferiore. La figura del Superuomo (ma è più corretto chiamarlo Oltreuomo, come consiglia Gianni Vattimo) è stata sfruttata dai regimi dittatoriali di Adolf Hitler e Benito Mussoli per giustificare le leggi razziali atte a schiacciare gli ebrei.

È falso sino all’assurdo vedere in una “fede”, per esempio nella fede della redenzione per mezzo di Cristo, il segno distintivo del cristiano: soltanto la pratica cristiana, una vita come la visse colui che morì sulla croce, soltanto questo è cristiano (L’Anticristo).

Nietzsche non ha mai mosso dure critiche nei confronti di Gesù, ma verso coloro che si sono sempre riempiti la bocca del suo nome senza mettere in pratica i veri precetti cristiani: i preti. Gli ha definiti come “parassiti”, “vampiri” perché solo capaci di succhiare ninfa vitale al popolo-gregge che abbocca alle loro storie. Preti che, a suo dire, hanno ostacolato la scienza in tutti i modi possibili, rendendo schiavi dell’ignoranza esseri umani creduloni. Per il filosofo di Röcken l’unica via da seguire per essere dei veri cristiani è quella di fare gli stessi passi di Cristo.

Maturità dell’uomo significa avere ritrovato la serietà che si metteva nel gioco da bambini (Al di là del bene e del male).

Ritornare bambini non significa fare passi indietro, al contrario: riscoprire quel fanciullo sepolto in noi, ma con ancora la voglia di giocare e di stare al mondo senza pensarci troppo, può rendere meno gravosa la vita, senza farci tendere – rischiando lo strappo della ragione – tra presente e futuro. Il bambino è immerso nel presente, nel qui e ora, ed è felice così. Il gioco come metafora della costruzione del presente.

Se tutte le elemosine venissero date solo per compassione, i mendicanti sarebbero tutti quanti morti di fame (Umano, troppo umano).

In questo pensiero emerge tutta la avversione che ha Nietzsche per le masse: tutti si comportano allo stesso modo, tutti vivono d’apparenza e ogni volta che viene fatto un gesto benevolo c’è dietro un tornaconto personale. Quale? Secondo il filosofo, fa beneficenza chi vuole dimostrare agli altri di avere un cuore, di essere riconosciuto come un uomo gentile, sempre disponibile, che tende la mano ai più bisognosi. In realtà è il suo ego a tendere la mano per permettergli di essere come gli altri: un finto compassionevole.

Noi siamo diventati uomini e quindi vogliamo il Regno della Terra (Così parlò Zarathustra).

La vera trasformazione dell’uomo è quella che consiste nel diventare un essere terreno, per nulla divino. Solo scoprendo la propria natura – e questo può far paura – l’uomo si ricongiunge a sé stesso ed è capace di vedere la vacuità delle tradizioni a lungo tessute dai suoi avi. Solo l’Oltreuomo è il suo futuro, il suo passato è passato per sempre.